Il titolo di questa esposizione suggerisce uno stato confusionale di spaesamento, in realtà il caos di Marzia non è semplice disordine, ma un vero e proprio vorticoso squilibrio, generato dall’abisso emozionale in cui si viene assorbiti, a causa di qualsivoglia folle passione.
Un forte ardore, quando travolge l’esistenza, crea una dipendenza che diviene ossessiva nel momento in cui risucchia interamente il nostro essere, dapprima inebriato e stimolato, poi sfinito e stravolto.
Questa rassegna percorre il ciclico iter che va dal caos catartico infernale fino a giungere all’agognato equilibrio che non è un stabile punto d’arrivo, ma semplicemente uno stadio di pace da cui poi riparte il desiderio e l’attrazione per un’intensa emozione.
Il percorso evolutivo dell’anima è contrassegnato anche dai colori e dai materiali usati nelle tele. La pittura è materica con intense colature di colla che si fanno mano a mano più leggere, divenendo lievi sgocciolature. Il colore forte del rosso dei primi dipinti viene diluito, divenendo, negli ultimi lavori, un lieve rosato che si staglia su uno sfondo di scala di grigi, in cui appaiono delle figure umane graficamente stilizzate in equilibrio su di un ponte, sempre e comunque, pericolante.
Il rosso, valenza cromatica predominante nelle prime opere in mostra, essendo il simbolo del sangue e delle viscere da cui scaturisce la vita, rappresenta archetipicamente l’energia vitale, la forza, il fuoco dell’amore, della passione, ma è anche il colore del dolore, degli inferi e della violenza.
Le ultime tele si contraddistinguono dalle altre per la costante presenza del grigio che, non appartenendo ai colori dello spettro, suggerisce quasi un’assenza di emozione, rappresentando così la neutralità. Il grigio simboleggia, infatti, l’equilibro tra poli opposti: bianco e nero, luce e tenebre. Il grigio, rimandando al colore della pietra, oggetto sacro venerato da Celti e Nativi d’America, è l’emblema della stabilità.
Le opere solitamente non possono prescindere dal proprio autore e, nel caso di Marzia Biancato, ancor meno, dato che l’artista imprime il proprio vissuto attraverso il corpo sulle sue opere, mediante l’utilizzo diretto delle mani sulla tela. Nel momento della creazione artistica il corpo si fonde e si confonde con l’opera stessa. La sua arte nasce dalle viscere ed è quindi di forte impatto non solo visivo, ma soprattutto emozionale.
Dall’incontro con Marzia si percepisce in lei la presenza di un “caos calmo”, quello a cui può giungere una donna consapevole di sé, che affronta i propri demoni senza nascondersi.
Attraversare l’inferno produce sofferenza, ma il caos può essere generativo poiché infatti, come scriveva Nietzsche in Così parlò Zarathustra: “Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare una stella danzante”.
di Sara Rassech
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